Fibroma uterino: cos’è?

La medicina è in continua evoluzione, e oggi, grazie ai progressi tecnologici e all’utilizzo di strumenti sempre più avanzati, è possibile affrontare molte problematiche fisiche in modo meno invasivo e con tempi di recupero più rapidi. In questo contesto, esamineremo una delle soluzioni rivolte al benessere femminile: l’embolizzazione superselettiva come trattamento per i fibromi uterini.


Cos’è un fibroma uterino?

Non tutte conoscono i dettagli dei fibromi uterini. Noti anche come leiomiomi, rappresentano una delle più comuni patologie benigne che colpiscono le donne. Si tratta di una formazione tumorale a crescita lenta che si sviluppa, di solito, nella parete muscolare dell’utero. Nella maggior parte dei casi, il fibroma si sviluppa in risposta a stimoli ormonali e spesso non è isolato, ma multiplo, posizionandosi in diverse aree.

La presenza di numerosi vasi sanguigni attorno al fibroma favorisce l’apporto di ossigeno e nutrienti, creando un ambiente che ne stimola la crescita. Tuttavia, la sua evoluzione è generalmente lenta, e, in assenza di sintomi o fastidi significativi, l’intervento può non essere necessario. Quando però la dimensione del fibroma causa disagio fisico o psicologico, è importante valutare il trattamento più appropriato.

Tra i sintomi più comuni si trovano:

  • Perdite ematiche tra i cicli mestruali;
  • Dolori pelvici;
  • Flussi mestruali molto abbondanti.

In alcuni casi, i dolori possono intensificarsi durante i rapporti sessuali o attività fisiche intense. Questi segnali non vanno sottovalutati ed è fondamentale consultare uno specialista per individuare una soluzione adeguata.


L’embolizzazione dei fibromi uterini: un approccio alternativo

Una volta accertata la diagnosi, scegliere il trattamento più adatto diventa essenziale. Tra le tecniche più innovative degli ultimi anni, l’embolizzazione superselettiva si è affermata come un’alternativa meno invasiva alla chirurgia tradizionale per la gestione dei fibromi uterini.

Questa procedura non rimuove il fibroma ma interrompe l’afflusso di sangue che lo alimenta. Bloccando l’accesso di ossigeno e nutrienti attraverso le arterie che circondano la neoplasia, il fibroma smette di crescere e si riduce progressivamente.

Il trattamento prevede l’uso di materiali embolizzanti introdotti attraverso un catetere che viene guidato nella zona desiderata con l’ausilio della strumentazione radiologica. Solitamente, si esegue in anestesia locale, una scelta consigliata per ridurre i rischi in pazienti con patologie concomitanti.


Preparazione e intervento

Prima dell’embolizzazione, è necessario osservare alcune precauzioni:

  • Digiuno di almeno 8 ore per evitare complicazioni legate all’anestesia.
  • È consentito bere piccole quantità di acqua naturale.

La procedura viene eseguita in una sala angiografica, un ambiente sterile e sicuro. Dopo l’anestesia locale, si procede con l’inserimento di un catetere nell’arteria femorale, poi nell’arteria uterina, utilizzando una guida radiologica. Attraverso il catetere vengono rilasciati materiali embolizzanti per bloccare il flusso sanguigno verso il fibroma.

L’intervento dura circa un’ora se eseguito con anestesia locale, mentre con anestesia epidurale potrebbe richiedere più tempo.


Vantaggi e limiti dell’embolizzazione

Pro:

  • L’embolizzazione è una procedura non chirurgica che permette di ridurre le dimensioni dei fibromi senza ricorrere all’asportazione.

Contro:

  • Può causare amenorrea, una condizione che comporta l’assenza delle mestruazioni, che può essere temporanea o, in rari casi, permanente. È importante monitorare questa complicanza con il supporto di un ginecologo.

La tollerabilità del trattamento

Una domanda comune tra le pazienti riguarda il livello di dolore durante l’intervento. Nonostante sia considerata una tecnica minimamente invasiva, l’embolizzazione può provocare dolori addominali, soprattutto durante la fase di occlusione vascolare. Tuttavia, il disagio è generalmente inferiore rispetto a quello associato a interventi chirurgici tradizionali.


Chi può sottoporsi all’embolizzazione?

Non tutte le pazienti sono idonee a questa procedura. Le controindicazioni principali includono:

  • Fibromi asintomatici: In assenza di sintomi significativi, il trattamento potrebbe non essere necessario.
  • Terapie ormonali in corso: L’uso di progestinici o altri farmaci può rendere l’embolizzazione inappropriata.
  • Gravidanza o allergie ai mezzi di contrasto: In questi casi, l’embolizzazione non è consigliata.

Conclusione

L’embolizzazione dei fibromi uterini rappresenta una valida opzione per le donne che desiderano una soluzione efficace e meno invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale. Valutare i benefici e i possibili rischi con un medico specialista è fondamentale per scegliere il percorso terapeutico più adatto alle proprie esigenze.

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