La tecnologia IoT, o Internet delle Cose, è ormai diffusa e conosciuta da gran parte della popolazione, indipendentemente dall’età. La capacità di connettere oggetti fisici alla rete digitale è sempre più integrata nella quotidianità. Tuttavia, è meno comune considerare come questa tecnologia possa supportare le persone anziane. Eppure, l’IoT sta dimostrando di essere un valido alleato per migliorare la qualità della vita degli anziani, promuovendo una maggiore autonomia. Questo non solo rende la vita più agevole per loro, ma solleva anche chi si occupa della loro assistenza da alcune delle incombenze più gravose.
Le proiezioni demografiche indicano che nei prossimi quindici anni il numero di anziani supererà quello dei giovani sotto i diciotto anni, evidenziando una crescente necessità di supporto. Molte persone anziane desiderano restare nella propria casa piuttosto che trasferirsi in una struttura dedicata, una scelta che comporta un aumento significativo della domanda di risorse umane e materiali per l’assistenza. In questo scenario, è fondamentale puntare sull’autonomia degli anziani, obiettivo raggiungibile grazie all’introduzione di tecnologie avanzate e all’implementazione dell’IoT nella loro vita quotidiana.
La domotica al servizio degli anziani
Quando si parla di Internet delle Cose, si pensa immediatamente alla “smart home”, ovvero una casa intelligente capace di semplificare molte attività quotidiane. Per gli anziani, una soluzione praticabile potrebbe essere l’utilizzo di un assistente vocale. Questo strumento non solo consente di eseguire operazioni semplici, come ascoltare musica o fare ricerche rapide, ma può anche essere programmato per gestire richieste di aiuto e contattare numeri di emergenza. L’interazione vocale, in particolare, può essere cruciale per coloro che hanno difficoltà motorie.
Applicazioni pratiche dell’IoT
Come può concretamente l’IoT migliorare la vita degli anziani? Un esempio è la gestione delle emergenze legate alle cadute, una delle principali cause di infortuni gravi e mortalità tra le persone anziane. Già nel 1987 furono proposte soluzioni per affrontare questo problema, come il Life Alert, un dispositivo indossabile pensato per chiamare i soccorsi in caso di emergenza. Tuttavia, solo una piccola percentuale di anziani (circa il 15%) utilizzava effettivamente il dispositivo, a causa di una resistenza psicologica o di difficoltà pratiche. Questa sfida è stata gradualmente superata con l’introduzione di nuove tecnologie più avanzate e user-friendly.
Tecnologia e psicologia: un equilibrio essenziale
Il rapporto tra anziani e tecnologia non può prescindere da aspetti psicologici. Molti anziani rifiutano sia gli strumenti tecnologici sia il concetto stesso di dipendenza dagli altri. È quindi cruciale sviluppare soluzioni che preservino la loro dignità e autonomia. Alcuni innovatori hanno lavorato proprio su questo aspetto, creando dispositivi che combinano indipendenza e sicurezza senza risultare invadenti.
Un esempio emblematico è l’orologio Kanega, ideato da Jean Anne Booth, fondatrice di Unaliwear, dopo che sua madre rifiutò di utilizzare i dispositivi di emergenza disponibili sul mercato. Grazie a una campagna di crowdfunding su Kickstarter che raccolse 100.000 dollari, Booth sviluppò un orologio pensato per le esigenze degli anziani. Il Kanega dispone di un accelerometro per rilevare automaticamente le cadute e offre la possibilità di contattare i soccorsi tramite touchscreen o comando vocale. Inoltre, include funzioni come promemoria per i farmaci, resistenza all’acqua per l’uso durante la doccia e un sistema GPS per localizzare rapidamente l’utente in caso di necessità.